Conservato all’interno del Palazzo della Secessione a Vienna, il Fregio di Beethoven [Fig.1], è un trittico lungo 27 metri realizzato nel 1902. Si snoda su tre pareti e rappresenta l’omaggio di Klimt al genio di Beethoven.
Fig. 1, Gustav Klimt, Fregio di Beethoven, 1902, Palazzo della Secessione, Vienna
Nel 1902, diciotto artisti della Secessione viennese, nel desiderio di realizzare l’ideale di unità di tutte le arti, dedicano la loro XIV esposizione alla monumentale scultura di Beethoven [Fig. 2], realizzata in marmo e bronzo da Max Klinger tra il 1900 e il 1902.
Fig. 2, Max Klinger, Beethoven, 1900-1902, Museum der bildenden Künste, Lipsia
Nel Fregio di Beethoven, la stilizzazione lineare, asciutta dei corpi (derivata dallo studio e dall’attenzione di Klimt verso i suggestivi mondi delle stampe giapponesi, delle decorazioni dei vasi greci e della pittura dell’antico Egitto faraonico), non è solo un criterio formale, ma espressivo, quindi sostanziale e si fonde perfettamente con il folto intreccio di simbologie che si svelano sinuose lungo questo straordinario ‘serpente decorativo’.
La continuità della linea chiude i corpi, li definisce e li obbliga in uno spazio minimo, essenziale: una prigione in cui i contorcimenti e le pose ardite delle figure risultano perfettamente fissati e compressi.
Klimt rappresenta, qui, l’inutilità della sofferenza e dei conflitti umani. La lotta tra l’uomo e le forze avverse, sarà sempre impari. Ed è persa in partenza. Esiste, però, un momento in cui i piatti della bilancia trovano un (momentaneo) equilibrio: questo istante coincide con l’amplesso amoroso tra uomo e donna, in cui l’estasi dei sensi corrisponde alla liberazione da ogni dolorosa volontà.
Nel Fregio, il protagonista è Il Cavaliere [Fig.3] che si fa carico dell’anelito alla felicità dell’umanità intera. Klimt gli conferisce le sembianze del compositore boemo Gustav Mahler il quale, nel giorno dell’ inaugurazione della mostra, eseguì la parte finale della Nona Sinfonia di Beethoven.
Quest’opera sinfonica grandiosa, grazie all’interpretazione che ne fece Wagner nel 1846, ispirò Gustav Klimt per la realizzazione del Fregio; e le parole dell’ Inno alla Gioia di Friedrich Schiller – parole che Beethoven incluse nella parte corale del quarto movimento della sinfonia – vengono richiamate in maniera puntuale nella parte finale di questa magnifica decorazione parietale.
Fig. 3, Il Cavaliere
Il valoroso cavaliere indossa una luccicante, rassicurante armatura dorata. Come Ulisse, egli deve compiere un lungo cammino ed incorrere in numerose avversità prima di raggiungere la Donna che si trova nella parete di fronte, una delicata figura intenta a suonare la lira: si tratta della Poesia [Fig.4], incarnazione purissima delle Arti, quindi della promessa sublime di felicità.
Fig. 4, La Poesia
La donna, eroina incontrastata in tutta l’opera di Klimt, viene rappresentata nel Fregio con la doppia accezione di figura benevola, favorevole al percorso intrapreso dal Cavaliere e come figura diabolica ed ostile: la mostruosa triade delle Gorgoni, voluttuose e raccapriccianti, hanno folte chiome brune in cui si annidano spaventosi serpenti e affliggono l’umanità con il dolore e le pene. Con loro c’è un mostro inquietante dal copro di drago, la testa di scimmia e lo sguardo perso nell’abisso, è il gigante mitologico Tifeo. E ancora sagome femminili terrificanti, con i corpi e l’anima svuotati, pallide come cadaveri; in alto spuntano maschere fissate in espressioni diaboliche ed alienate. Questo nutrito gruppo di cupa desolazione rappresenta la corruzione, i vizi, i peccati, il dolore incessante a cui è sottoposta costantemente l’umana specie [Figg. 5, 6,7].
Fig. 5, Le Forze ostili
Fig. 6, Le Forze ostili
Fig.7, Le Forze ostili, Le tre Gorgoni
Il superamento delle Forze ostili , conduce infine il Cavaliere al congiungimento con la donna amata. Un coro festante di fanciulle erette come colonne su un prato fiorito, fa da cornice al bacio avvolgente che conclude il ciclo decorativo [Fig.8]
Fig. 8, L’abbraccio e l’estati amorosa attraverso l’Arte
Questo bacio, è un bacio rivolto all’umanità intera, un Inno alla gioia che presuppone, però, l’asservimento dell’uomo davanti al potere assoluto della donna… Il Cavaliere assomiglia così all’artista: cerca la redenzione, il raggiungimento della libertà attraverso l’arte, sperando di avere la meglio sul materialismo del mondo. Ma è la donna, la vera ed unica vincitrice. L’uomo è costretto a piegarsi, cedendo al suo ammaliante potere, lei è la grande seduttrice. Il potere dell’eros, è un potere decisamente femminile.
‘Gioia, bella scintilla divina […]
Gioia bevono tutti i viventi dai seni della natura […]
Abbracciatevi, moltitudini! Questo bacio vada al mondo intero! […] ‘
(Friedrich Schiller, Inno alla Gioia)
(Ludwig van Beethoven, Nona Sinfonia – coro finale del IV movimento)
Inserito nel Programma ‘Memoria del Mondo’ dell’UNESCO, L’Inno alla Gioia (An die Freude), nel 1985 è diventato l’Inno dell’ UNIONE EUROPEA.
Inno alla gioia (An die Freude)
Gioia, bella scintilla divina,
figlia degli Elisei,
noi entriamo ebbri e frementi,
celeste, nel tuo tempio.
La tua magia ricongiunge
ciò che la moda ha rigidamente diviso,
tutti gli uomini diventano fratelli,
dove la tua ala soave freme.
L’uomo a cui la sorte benevola,
concesse di essere amico di un amico,
chi ha ottenuto una donna leggiadra,
unisca il suo giubilo al nostro!
Sì, chi anche una sola anima
possa dir sua nel mondo!
Chi invece non c’è riuscito, lasci
piangente e furtivo questa compagnia!
Gioia bevono tutti i viventi
dai seni della natura;
tutti i buoni, tutti i malvagi
seguono la sua traccia di rose!
Baci ci ha dato e uva ,
un amico, provato fino alla morte!
La voluttà fu concessa al verme,
e il cherubino sta davanti a Dio!
Lieti, come i suoi astri volano
attraverso la volta splendida del cielo,
percorrete, fratelli, la vostra strada,
gioiosi, come un eroe verso la vittoria.
Abbracciatevi, moltitudini!
Questo bacio vada al mondo intero
Fratelli, sopra il cielo stellato
deve abitare un padre affettuoso.
Vi inginocchiate, moltitudini?
Intuisci il tuo creatore, mondo?
Cercalo sopra il cielo stellato!
Sopra le stelle deve abitare!
Friedrich Schiller, 1785
Lucia Borri, 2014