Gli scultori canoviani Pietro e Luigi Zandomeneghi, erano rispettivamente il padre e il nonno di Federico (1841-1917), pittore veneziano colmo di luce. Nel 1860, il pittore scappò da Venezia per non essere arruolato nell’esercito austriaco e per sposare la causa risorgimentale garibaldina, raggiungendo le camicie rosse nell’impresa dei Mille. Dal 1862 visse per cinque anni a Firenze, frequentando lo storico Caffè Michelangelo, teatro delle dispute intellettuali e politiche dei Macchiaioli, i dissidenti che volevano riformulare le basi della rappresentazione pittorica, contestando la fissità stanca e polverosa dell’arte accademica.
Federico Zandomeneghi coltivò una profonda amicizia con Diego Martelli (1839-1896), raffinato conoscitore e collezionista d’arte, mecenate dei Macchiaioli e osservatore attento dei fermenti artistici che stavano prendendo forma in Europa. Sarà proprio Martelli, durante uno dei suoi soggiorni parigini (1878-1879), ad inviare a Firenze due opere realizzate da Federico Zandomeneghi: ‘Luna di miele’ (‘A pesca sulla Senna’, 1878) , e ‘A letto’ (1878-1879). Dal 1874 infatti Zandomeneghi si era trasferito nella Ville Lumière. In realtà il pittore era partito con l’intenzione di soggiornare nella capitale francese solo per alcune settimane, per poter osservare da vicino i battiti del giovanissimo movimento impressionista. Invece vi rimase per 43 anni, fino alla morte.
Le due opere di Zandomeneghi che Martelli inviò a Firenze (insieme ad altre di Pissaro e di Desboutin), avevano lo scopo di raccontare agli artisti toscani quali fossero gli esiti formali della contemporanea pittura che veniva elaborata in terra francese.
Per narrare sulla tela le impressioni ricevute osservando i movimenti della luce che accarezza il mondo, bisogna saper partecipare concettualmente ed emotivamente a questa eterna magia. Una magia che, in realtà, si veste di regole esatte, norme scientifiche che fanno riferimento ai principi ottici della percezione umana dei colori e della luce, quindi ai principi fisiologici del meccanismo stesso della visione. L’impressionismo, dunque, è un’assoluta sintesi di elaborazione intellettuale e delicato intimismo, resa attraverso rapidissimi tratti di pennello. Questa sintesi è espressa molto bene in una delle due opere che propongo: ‘Luna di miele’ (‘A pesca sulla Senna’).
Federico Zandomeneghi, Luna di miele (A pesca sulla Senna), 1878, Collezione Diego Martelli, Galleria d’Arte Moderna, Palazzo Pitti, Firenze
Questo piccolo quadro parla francese. Un paesaggio naturale dove la luce può saltellare sui fili d’erba, sullo specchio placido del fiume, nello scorcio distante del cielo. I due protagonisti, una donna elegante dalla pelle di seta, seduta, di profilo, sorride in modo lievissimo, mentre tiene tra le mani un ombrellino nero, perfetto bilanciamento visivo-cromatico rispetto al cilindro nero dell’uomo, che emerge, silenzioso ma potentissimo, da sotto la sponda erbosa della Senna. Un pescatore si attarda su una sottile imbarcazione leggera. Tutt’intorno, la natura. Il tema, il taglio dato alla rappresentazione, la scelta del pittore di dipingere en plain air, l’uso audace dei colori che denota un’attenzione fortissima verso il cromatismo, accostano perfettamente quest’opera a quelle che Zandomeneghi vedeva e studiava da vicino, essendo entrato in stretto contatto con gli impressionisti francesi.
Zandomeneghi si era avvicinato in modo particolare alla personalità di Degas. E a mio avviso è proprio alle opere di quest’ultimo che si ispira il prezioso quadro dal titolo ‘A letto’.
Federico Zandomeneghi, A letto (1878-1879), Collezione Diego Martelli, Galleria d’Arte Moderna, Palazzo Pitti, Firenze
In questo caso l’apporto impressionista è ‘limitato’ dal legame troppo serrato che c’è tra il pittore e il soggetto rappresentato. L’indagine intima e attenta, volta a cogliere le impercettibili pieghe di questo privatissimo risveglio femminile, si inserisce nella scia di un genere di raffigurazione praticato dagli stessi macchiaioli. C’è da cogliere però una nota di coraggio espressivo più marcata, più audace. Questa giovane donna sembra più spiata che ritratta, nello scenario morbidissimo di una stanza femminile: giochi di linee curve e girali floreali rosati tappezzano le pareti color perla, l’azzurro vivo della delicata copertina a fiori minuti, candide lenzuola fresche… E la ragazza, con la leggera peluria rossastra che spunta dal giromanica della sottoveste immacolata , la posa ‘stanca’ adolescenziale, i lunghi capelli sicuramente profumati, si lascia contemplare in assoluto – quasi religioso – silenzio.
Due opere bellissime che hanno intrappolato il fluttuare della luce.
Lucia Borri, 2014