La figura del pittore Mariotto di Cristofano è strettamente collegata a quella di Masaccio (https://www.labellarivoluzione.it/2020/04/10/masaccio-il-trittico-di-san-giovenale-2/) per motivi familiari prima ancora che artistici.
‘Tra i maestri minori che continuarono a Firenze, in pieno Quattrocento, la corrente tardogotica, Mariotto di Cristofano ha destato finora un certo interesse non tanto per la qualità artistica della sua opera, quanto per la parentela che lo legava a Masaccio, in virtù del matrimonio con la di lui sorellastra Caterina. Tale vincolo ha fatto ipotizzare che Mariotto, più anziano dell’illustre cognato, ne fosse stato l’iniziatore dell’arte pittorica (Frosinini Cecilia, Alcune precisazioni su Mariotto di Cristofano, in Rivista d’Arte, XXXIX, 1987, p.443)’.
Monna Jacopa di Martinozzo, madre di Masaccio e dello Scheggia (vd. https://www.labellarivoluzione.it/2020/04/12/il-maestro-del-cassone-adimari-lo-scheggia/ ), rimasta vedova del marito – il notaio Giovanni – cerca di risollevare le sorti della famiglia andando in seconde nozze con Tedesco di Maestro Feo, un ricco farmacista di San Giovanni Valdarno.
Il nuovo marito ha già due figlie nate dai due matrimoni precedenti. Una di loro, Caterina, sposa, nella primavera o nell’estate del 1422, il pittore Mariotto di Cristofano. Mariotto è uno dei tanti artisti del Quattrocento fiorentino che esercita la propria arte rimanendo in bilico tra tradizione e innovazione rinascimentale.
Mariotto di Cristofano nasce intorno al 1395 a San Giovanni Valdarno ed alcuni documenti testimoniano il trasferimento della sua famiglia a Firenze, tra il 1401 ed il 1402. L’anno della morte del pittore potrebbe essere il 1457, deducibile dalla portata al catasto effettuata dal figlio Francesco, erede di Mariotto, nel 1457-58.
Lo storico dell’arte Werner Cohn, nel 1958, ha avuto il merito di assemblare le opere di Mariotto di Cristofano.
‘La figura artistica che appare dietro queste opere non è certamente di un livello molto elevato. Mariotto risulta pittore d’indole più ricettiva che non creativa; nella sua arte, infatti, si rispecchiano le più svariate correnti, per cui i contorni della sua personalità non sembrano troppo chiari. Decisiva è certamente l’influenza del Beato Angelico […]. Non mancano, inoltre, i tratti masolineschi nella sua arte […]. […] Si vedono perfino influssi settentrionali, forse derivanti dall’attività di Gentile da Fabriano a Firenze (Cohn Werner, Maestri sconosciuti del Quattrocento fiorentino, in Bollettino d’Arte, XLXXX, n.1, Gennaio-Marzo 1958, p.65)’.
La ricostruzione dell’itinerario creativo dell’artista è stata possibile partendo dal rinvenimento, da parte di Cohn, di un documento dell’Ospedale di San Matteo a Firenze (oggi sede dell’Accademia di Belle Arti). Nel documento, datato 6 dicembre 1445, risulta la commissione a Mariotto di Cristofano di una tavola per l’ospedale delle donne. L’opera dipinta sul fronte e sul retro, doveva rappresentare la Resurrezione e la Madonna e Santi [Figg. 1-2]. Nella galleria dell’Accademia di Firenze, Cohn scoprì due tavole che presentavano tracce di una divisione eseguita in maniera molto grossolana per mezzo di una sega; il tema coincideva con quello stabilito nel documento. Le due tavole, attualmente, si trovano nel Museo di S. Marco a Firenze.
Fig. 1, Mariotto di Cristofano, Resurrezione di Cristo, 1445-1447, Museo di S. Marco, Firenze
Fig. 2, Mariotto di Cristofano, Matrimonio mistico di santa Caterina d’Alessandria tra santa Dorotea, sant’Agnese, santa Maria Maddalena e sant’Elisabetta d’Ungheria, 1445-1447, Museo di S. Marco, Firenze
Mariotto di Cristofano viene considerato uno di quei pittori ‘attardati sui modelli tardo trecenteschi, eppure in qualche modo ricettivi anche delle clamorose novità introdotte nella pittura fiorentina da un lato […] da Gentile da Fabriano e Arcangelo di Cola da Camerino, dall’altro dalla sorprendente modernità di Masaccio’[1].
Riguardo alla formazione artistica di Mariotto esistono numerose lacune, considerata la scarsità di notizie che lo riguardino. Un’ ipotesi è il suo passaggio presso la ben nota e florida bottega di Bicci di Lorenzo a Firenze.
Nonostante il fatto che, nelle opere più tarde, egli mostri una certa attenzione verso gli esiti più attuali del panorama artistico fiorentino – penso alle figure di Gentile da Fabriano, Arcangelo di Cola da Camerino e Masaccio stesso – il suo modernismo appare comunque stemperato, filtrato dalla visione morbida e pacata dell’Angelico.
Le opere di Mariotto di Cristofano permettono di meditare sulla duplice direzione seguita dall’arte fiorentina all’inizio del XV secolo: la tradizione tardo-trecentesca e l’apertura verso motivi e forme improntati su un maggior realismo di richiamo classico.
La lezione spaziale e naturalistica che aveva investito completamente Masaccio, sembra aver toccato solo marginalmente l’opera di Mariotto di Cristofano; nelle sue opere infatti gli orientamenti verso il ‘nuovo’ risultano sostanzialmente superficiali.
Lucia Borri
[1] Maetzke Anna Maria, a cura di, Arte nell’Aretino. Seconda mostra di restauri dal 1975 al 1979. Dipinti e sculture restaurati dal XIII al XVIII secolo (Arezzo, San Francesco, 30 novembre 1979 – 13 gennaio 1980), Firenze, 1980.