Klimt et Munch

Un’importante fase del lavoro di Gustav Klimt (Vienna, 1862-1918) è la rappresentazione dei paesaggi.

faggeto
Gustav Klimt (1862 – 1918), Faggeto, 1902

Le tele su cui dipinge la sua visione di una natura dispensatrice di silenzi, sono di forma quadrata. Il formato ideale quando si cerca di togliere il respiro, di rendere poco ariosa una composizione.

Nell’opera Faggeto l’elemento naturale vivo risulta compresso entro limiti innaturali forzato in uno spazio non suo creando così una sensazione profonda di stordimento un fitto labirinto di tronchi d’albero copre l’intera superficie del quadro il suolo si presenta come se fosse un’intricata sovrapposizione di macchie di colore che si dilatano verso tutte le direzioni la linea dell’orizzonte è molto alta e si intravede a malapena qualche piccolo spiraglio di luce azzurrina nel cielo il senso di solitudine e smarrimento viene rappresentato all’interno della natura stessa in questo bosco sembra non esserci posto per l’uomo si tratta di una visione muta eppure non ci sorprenderebbe udire un grido improvviso tra quei tronchi in questo scorcio cupo tetro distante ma avvolgente si perde il senso della proporzione del tempo dello spazio dell’uomo del respiro

La mancanza di segni di interpunzione, nelle righe che ho appena scritto qui sopra, crea lo stesso identico effetto del quadro. Una descrizione continua, senza pause, che sembra la manifestazione di un disturbo della senso-percezione. In questo modo si crea, inevitabilmente, un profondo stato di angoscia. Di alienazione.

In sostanza, è come se questo quadro di Klimt fosse L’urlo di Munch. Ma senza urlo (almeno apparentemente). E senza Munch.

Edvard Munch (1863-1944), L’Urlo (1839)

luciaborri

Breve, ma fondamentale, digressione poetica:

Te l’ho già detto:
i poeti non si redimono,
vanno lasciati volare
tra gli alberi
come usignoli
pronti a morire.

Alda Merini

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