La bellezza è negli occhi di chi sa vederla. Non basta guardare.
Guardare è un’azione limitata e spesso limitante. Generalmente non produce alcunché, tutto rimane immutato. Siamo in grado di guardare, in maniera tecnicamente esatta, ma pochissimi riescono a vedere.
Credo che Alexey Kondakov sia una di quelle anime ‘elette’ che sanno vedere con una lucidità commovente e sconcertante e, cosa ancora più straordinaria, questo poeta metropolitano dell’Europa dell’Est, è capace di raccontarci in maniera perfetta, senza sfrangiature, la sua visione e la sua intuizione dell’intimo, segreto rapporto che lega l’artificio alla realtà.
È come se, una notte, con un semplice gesto silenzioso, egli avesse scardinato per noi porte e finestre rimaste chiuse da un’eternità, mostrandoci un panorama dimenticato negli angoli ombrosi della nostra memoria… L’artista ci regala così la sensazione di poter togliere finalmente i lenzuoli e i teli polverosi dai mobili e dalle cose che amiamo. Si ha l’impressione di riappropriarci di qualcosa, finalmente. Qualcosa che c’è, esiste, ma che evidentemente era sfuggito all’attenzione dei più, attenzione distratta quotidianamente da troppe cose. Da troppo ‘niente’.
Kondakov appoggia pezzetti di bellezza negli angoli meno suggestivi della città, i più reali, quelli appiccicati quotidianamente all’esistenza di ognuno di noi, e si compie così una magia che lascia senza fiato: con questa semplice mossa, riusciamo a vedere finalmente la bellezza e vediamo davvero la città nella sua verità, nell’autenticità delle metro, dei caffè, delle strade ed è come poterne rintracciare finalmente i colori, gli odori, le misure…
Meditare nuovamente sulla bellezza e sulla bellezza dell’arte. Qui l’artista gioca con la bellezza autentica, classica, quella indiscutibile, che sa mettere tutti d’accordo. E ci invita a pensarla e ripesarla ancora… Si tratta, infine, di un invito, un invito a provare a guardare davvero il mondo-vita che ci circonda, che si snoda sfuggente al di là dei nostri piccoli corpi, sperando così di riuscire a vedere, prima o poi.
I collages digitali di Alexey Kondakov, in fondo, non sono altro che una strabiliante idea geniale. Niente di più.
Lucia Borri, 2016
Splendida distinzione tra “guardare” e “vedere”…
Grazie Lucia!
Non mi ero accorto.
Ora sarò accorto.
Grazie.
Accorgersi,
quale grande
accortezza!